martedì 6 maggio 2014

Zaytsev: "Ora in Russia per un'avventura. Ma vado via felice"

Parla il fenomeno che da Macerata a Mosca ha trascinato i marchigiani allo scudetto del volley: "Penso ai Mondiali"

Il Macerata perde un grande campione
DUE metri e zero due, esclusa la cresta parecchio verticale e colma di cose. E' il Balotelli della pallavolo, ma quant'è (tutto) diverso. Ivan è detto Ivanooooooo con uno strascico di vocali, perché Zaytsev (con la esse di rosa) ha cognome e genitori russi ma tutto il resto è romano di Roma e risulta assai animato. E' quasi troppo, lo zar: bravo, intelligente, bello, biondo, sposato, innamorato, presto papà, a 25 anni. "L'anno più intenso della mia vita". Capitano a Macerata, con cui ha vinto il suo primo scudetto. Sulla East Coast è andato a giocare due stagioni fa dopo cinque anni nella capitale. Per il club marchigiano il terzo tricolore della storia, ma questo ha un peso particolare: un campionato da primi della classe e una squadra condannata al successo. Dunque una strada piena di guai. Supercoppa ceduta a Trento, Champions a Piacenza e Coppa Italia a Perugia. Gli umbri avversari accaniti anche nei play off. "E pensare che io sono nato a Spoleto". Un miscuglio di tutto, Ivan. L'evoluzione della specie: nato palleggiatore come il padre Vjaceslav, ex nazionale dell'Unione sovietica, si è trasformato in schiacciatore e infine in opposto. In azzurro dal 2010, a Londra è stato bronzo col ct Mauro Berruto. E' l'Italia che già è qua, da tempo.


A chi dedica il successo?
"A noi, a chi ci ha sostenuto. Siamo rimasti uniti nei momenti peggiori, abbiamo lavorato come muli e sfidato il pregiudizio che ci voleva vincenti a tutti i costi. Non ci siamo mai persi neanche di fronte a critiche aspre. Quando ho alzato il trofeo, mi batteva forte il cuore".

Meglio che alle Olimpiadi?
"Emozioni diverse. I Giochi sono ogni quattro anni, ma noi ci ammazziamo di fatica ogni giorno. Sarà un'estate bellissima in nazionale, puntiamo ai mondiali a settembre in Polonia. Intanto mi godo questo mio primo scudetto: sono fiero di me e della mia famiglia".

Qual è la sua?
"Molte: sono nato in Umbria e cresciuto a Roma, dove ho comprato casa con mia moglie Ashling. C'è una luce come da nessuna altra parte. Mi sono trasferito qui e il prossimo anno giocherò a Mosca, alla Dinamo. Sono orgoglioso di andarci da campione d'Italia, sarà un'avventura. Potrò vedere più spesso i miei genitori, che abitano a San Pietroburgo".

Cosa le ha detto suo padre?
"E' molto contento, sa cosa significa per un atleta raggiungere certi traguardi. E' un privilegio crescere in una famiglia di sport: anche mia madre, Irina Pozdniakova, è stata una nuotatrice di alto livello. Quando ero piccolo, allenarmi era un premio: se andavo bene a scuola".

La concetrazione dello Zar
Che passioni ha?
"Lo sport: il basket dell'Nba, il tennis. Adoro Federer, è il tennis fatto carne, è bello da vedere, mi piace come sta in campo, ha personalità. Il calcio non mi attrae".

Perché?
"Lo trovo arrogante. Parte dei suoi tifosi quando sono in branco perdono il controllo. Purtroppo l'ignoranza e il bullismo dilagano. Andando verso il palazzetto per la finale, il nostro pullman è stato assalito dai sostenitori del Perugia calcio che festeggiavano la promozione in serie B. In Gran Bretagna hanno risolto il problema degli hooligans, qui vediamo ancora scene inguardabili".

Lei non ha mai avuto problemi come Balotelli?
"No, e non perché sono bianco. Il volley non è il calcio, e io non mi comporto come Mario. A volte mi stanco anche della mia cresta, e la pettino. Lui ha un carattere forte, ma attorno ha un mondo esasperato. Io gioco e vinco, ma sono soprattutto felicissimo di amare mia moglie ".

Fonte articolo: Repubblica.it, 6 maggio 2014